VIII Gruppo Dubat alla Battaglia della Somalia italiana (21 gennaio – 25 febbraio 1941)
VIII Gruppo Dubat (1) alla Battaglia della Somalia italiana
(21 gennaio – 25 febbraio 1941)
Per scrivere questo articolo ho preso spunto da un documento dattiloscritto nel giugno 1941, durante il suo periodo di prigionia in Kenia, dal magg. Mario Di Castri, comandante del VIII Gruppo Dubat. Esso è stato trovato tra i documenti del colonnello Giovanni Vitiello, fattami visionare dal mio amico Francesco “Franz” Giovagnoli.
Siamo in Somalia nel gennaio del 1941 e le truppe dell’Impero britannico, stanno per invadere la Somalia dal Kenia. Il confine è presidiato da poche truppe male armate, mal equipaggiate, non addestrate alla guerra moderna meccanizzata di movimento.
Il 21 gennaio una colonna inglese (2), stimata in 300 autocarri e 50 autoblindo, proveniente da Wajir (3), attraversa il confine con la Somalia e cade in un’imboscata, tesagli da un piccolo gruppo di Dubat. La colonna fu costretta a fermarsi per poter effettuare i rastrellamenti. Il magg. Di Castri scrisse che le perdite italiane furono di 3 Dubat feriti ed uno fatto prigioniero. In quello stesso giorno venne abbattuto un aereo inglese tipo “Wincher” (4) . Il s.ten.De Fornari giunto in zona con 80 Dubat, attaccò la colonna nemica a 15 km da Mataursisa e la costrinse a ritirarsi verso Diff,. Le truppe italiane subirono la perdita di 3 morti e 6 feriti.
Il giorno 24 il maggiore Di Castri con il s.ten.De Fornari e 17 Dubat partirono da Afmedò, per Mataursisa in autocarro per effettuare una ricognizione verso Diff. Purtroppo, l’autocarro si ruppe lungo il percorso. Il maggiore Di Castri ed i suoi uomini, braccati dagli inglesi, riuscirono a rientrare combattendo nella boscaglia. In quello stesso giorno venne abbattuto un altro aereo inglese con la morte dei 4 membri dell’equipaggio.
Il 28 gennaio il ten. Falagiani, al comando del 3° sottogruppo con 180 Dubat, venne mandato a rinforzare il presidio di Mataursisa. In quello stesso giorno, durante un’azione di bombardamento inglese su Afmedò (5), venne abbattuto dalle truppe italiane un altro aereo, con la morte dell’intero equipaggio.
Il 31 gennaio il magg. De Castri viene inviato ad assumere il comando della difesa di Beles Cogani. Ai suoi ordini ha, i tenenti Cagliostro, Albanese e Ventrella, il s.ten. Altomonte, 2 sottoufficiali e 360 Dubat. Unico armamento pesante presente, un fucilone controcarro. Verso le 10,30 i sudafricani, con l’ausilio di autoblindo, artiglieria ed autocarri, attaccarono le posizioni italiane. Il tentativo di aggiramento delle posizioni italiane, venne bloccato e le truppe attaccanti respinte con la perdita di un’autoblindo e di diversi autocarri.
Il 2 febbraio i sudafricani ripartirono all’attacco travolgendo le posizioni italiane a Mataursisa, tenute dal 3° sottogruppo del ten.Falagiani, costringendolo a ritirarsi su Afmedò. Il giorno successivo degli aerei italiani bombardarono le colonne sudafricane che stavano avanzando verso Beles Cogani.
Il 4 febbraio le pattuglie italiane avanzate informarono il presidio di Beles Cogani, dell’imminente attacco da parte del nemico con circa 50 autoblindo e 300 autocarri. Attacco che avvenne anche con l’appoggio aereo. Le truppe italiane riuscirono a colpire 2 autoblindo, ma verso le 11 i sudafricani travolsero le truppe italiane che lasciarono sul campo 22 morti e 17 feriti gravi.
Il magg. Mario Di Castri, con i superstiti, i feriti leggeri e le poche salmerie rimaste decise di ripiegare su Sato, che si trovava a 90 Km di distanza, riuscendo a raggiungerla dopo 2 giorni di marcia, in condizioni difficilissime. «La truppa è logora, i feriti sfiniti». Lì gli venne ordinato di prepararsi alla difesa della zona. Le forze a sua disposizione erano di 160 Dubat, 4 fucili mitragliatori ed una compagnia dei RR.CC. (Reali Carabinieri), al comando del ten. Bonzani. Il giorno successivo, il presidio venne rinforzato dall’arrivo di una cinquantina di Dubat sbandati, al comando del ten. Albanese. Verso mezzanotte arrivarono 5 camion, inviati dal comando di divisione, con l’ordine di far ripiegare i Dubat su Margherita (6) (Villaggio Regina Margherita), lasciando a difesa delle posizioni solo i RR.CC.
Come racconta il magg. Di Castri, «All’alba del giorno 9 con i sparuti, fiaccati ma non domi resti del Gruppo varco il Giuba». Ma alla vista dei propri simili che con le loro famiglie, poco bestiame ed averi, stavano scappando, minò lo spirito combattivo dei Dubat.
Il giorno 11 febbraio, il reparto venne mandato a presidiare la zono di Madoca per impedire l’attraversamento del fiume da parte del nemico. Il giorno successivo una pattuglia di 50 Dubat, al comando del ten. Albanese, si scontrò con il nemico, riportando la perdita di 20 uomini tra morti, feriti e dispersi.
Nei giorni successivi il reparto venne sottoposto a continui attacchi aerei.
Il 17 febbraio i sudafricani iniziarono i preparativi per l’attacco. Le truppe italiane inviate in avanscoperta effettuarono delle imboscate contro il nemico. Al rientro segnalarono la forte presenza di autoblindo, artiglieria e carri armati. In quello stesso giorno ci furono le prime diserzioni tra le fila dei Dubat.
Il 22 febbraio venne ordinato al magg. Di Castri, di spostarsi con i suoi uomini su Omboi, per sbarrare la strada che veniva da Margherita. Ma, a causa della mancanza di autocarri e salmerie, il reparto non fu in grado di portarsi appresso le scorte di munizioni e viveri. Il dominio dell’aria da parte del nemico, costrinse il reparto a muoversi nella boscaglia. Giunto a Gelib (7), il magg. Di Castri, si rese conto della presenza in zona di molte autoblinde nemiche, della cattura dell’aeroporto locale e del comando di settore. Rendendosi conto della situazione critica, il magg. Di Castri decise di raggiungere il fiume Uebi Scebeli attraverso la boscaglia. Come scrisse il magg. Di Castri «Non conduco più un organismo di guerra, conduco un nucleo di inebetiti, stanchi fisicamente, spedati, scoraggiati: nulla potrò più ottenere da questi valorosi resi inefficienti dagli stenti e dalle privazioni.»
Quando una pattuglia avanzata venne informata della presenza in zona del nemico a qualche chilometro di distanza, pronto ad intercettare le truppe italiane che stavano ripiegando, il reparto si sciolse. Il magg. Di Castri rimase solo con pochi soldati e con gli ufficiali italiani che si unirono al 40° btg. Amara, fino al 25 febbraio, quando vennero tutti catturati.
Così scrisse degli uomini ai suoi ordini il magg. Di Castri.
Ufficiali, graduati e Dubat dell’VIII Gruppo, sentinelle avanzate dalla dichiarazione di guerra dello schieramento dell’oltregiuba, gareggiarono sempre, ovunque in bravura. Il nemico col tenerli ebbe ad onorarli.
NOTE:
1 I Dubat, anche noti come "Arditi neri"[1], sono i componenti delle truppe irregolari, impiegate dal Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia italiana dal 1924 al 1941. L'appellativo Dubat deriva da una espressione araba (ضباط; ḍubbāṭ) che significa "turbanti bianchi" (Dub=turbanti AT=bianchi). https://it.wikipedia.org/wiki/Dubat.
2 Molto probabilmente sudafricani.
3 https://it.wikipedia.org/wiki/Wajir.
4Tipologia di aereo non identificato.
5 Molto probabilmente si tratta di Afmadù. https://it.wikipedia.org/wiki/Afmadù.
6 Adesso Giamama. https://it.wikipedia.org/wiki/Giamama.
7 https://it.wikipedia.org/wiki/Gelib.
VIII Dubat Group(8) in the Italian Somaliland Battle
(21 of january – 25 of february 1941)
To write this article I take inspiration from a typewritten file in June of 1941, during his period of imprisonment of war in Kenia, by the major Mario Di Castri, commander of VIII Dubat Group. The file was found between the documents of the colonel Giovanni Vitiello, that my friend Francesco “Franz” Giovagnoli showed me.
Italian Somaliland, January 1941, the English Army (9) was ready to attack from Kenia the Italian colony. The border was under the control of a few men, badly equipped, and not trained to the modern mechanized war.
The 21st of January, an English column, of about 300 lorries and 50 armored cars, that came from Wajir (10), crossed the border. However, it was ambushed by a small group of Dubat, who stopped the column, forcing it to do a roundup. The Italian’s casualties were 3 Dubat wounded and one captured. On the same day, an English airplane “Wincher” (11) had been shot down. The second lieutenant De Fornari, that came in with 80 Dubat, attacked the enemy’s column at 15 km from Mataursisa and forced it to retreat to Diff. The Italian army had 3 casualties and 6 wounded soldiers.
The 24th of January at the major Di Castri and the second lieutenant De Fornari, with 17 Dubat, were commanded to move from Afmedò (12) to Mataursisa in reconnaissance with a lorry. However, the lorry broke down, and the major Di Castri with his men succeeded to come back under the attack of the english, by escaping throw the bush. On the same day another airplane was shot down by the Italian army, causing the death of the 4 men of the crew.
The 28th of January the lieutenant Falagiani, at the command of 3rd “sottogruppo”, with 180 Dubat, was sent to reinforce the garrison in Mataursisa. Later on that day, during a bombing attack on Afmedò, another English airplane was shot down, with the death of the whole crew.
On the 31st of January the major Di Castri was sent as a chief of the Italian’s defences line in Beles Cogani. Alongside him there were lieutenants Cagliostro, Albanese and Ventrella, the second lieutenant Altomonte, 2 petty officers, and 360 Dubats. As a heavy weapon, there was only an anti-tank rifle. At 10.30 the South Afrikaners, with the help of armored cars, artilleries, and lorries, attacked the Italian line. However, the attack was stopped and repulsed, with the loss of an armored car and some lorries.
On the 2nd of February, the South Afrikaners attacked the Italian line at Mataursisa, held by 3° “sottogruppo” commanded by the lieutenant Falagiani. The Italian soldiers were forced to retreat to Afmedò. The day after, Italian airplanes bombed the South Afrikaners troops that were advancing to Beles Cogani,
On the 4th of February, some Italian patrollers reported to the garrison of Beles Cogani the forthcoming attack by the enemies, with about 50 armored cars and 300 lorries. The attack began with the help of the Air Force. The Italian soldiers destroyed 2 armored cars, but at about 11 AM, the South Afrikaners overwhelmed the Italians, which resulted
in 22 dead soldiers and 17 injured.
The major Mario Di Castri with the survivors, the light injured and the few baggage trains, moved to Sato, which was 90 km far away, and was reached after 2 days of march in bad conditions. «the soldiers are tired and the wounded exhausted.» At the major. Di Castri was ordered to defend the area with 160 Dubats, 4 sub-machine guns, and a company of RR.CC (Royal Carabinieri), under the command of lieutenant Bonzani. The following day, the garrison received a group of 50 Dubats, disbanded, commanded by lieutenant Albanese. At about midnight, the H.Q. sent 5 lorries with the order to move the Dubats to Margherita (13) (Villaggio Regina Margherita), and only the RR.CC was left there to defend the area.
As major Di Castri said, «At the dawn of the 9, with few soldiers, tired, but not defeated we walked across the Giuba river.» But when they saw the people of the same tribe that were escaping, with their families, with few cattle and properties, undercut the Dubat’s fighting spirit.
On the 11th of February major, Di Castri and his group were sent to Madoca, to avoid the crossing of the river by English army. The next day a patrolling group of 50 Dubats, under the command of lieutenant Albanese, had a fight against the enemy with the loss of 20 soldiers between deaths, wounded, and prisoners.
The following days the section was always under air attack.
On the 17th of February the South Afrikaners were ready to attack the Italian line. The Italian troops ambushed against the enemy and when they came back, they reported that the enemy had many armored cars, artilleries, and tanks. The following day there was the first defection between the Dubats.
The 22nd of February was ordered at the major Di Castri and his men, to move to Omboi, to stop the advance of the enemy that came from Margherita. But, due to the lack of lorries, the section could not bring with them, the supplies of ammunition, and provisions. The supremacy of the air by the enemy forced the soldiers to move in the bush. When they arrived at Gelib (14) , the major Di Castri, found that the area was under control by many enemy armored cars, that the airfield was also under their control, and the local H.Q. had been captured. The major Di Castri viewing the critical situations moved to the river Uebi Scebeli across the bush. As He wrote «I am not in chief of soldiers, I am in chief of a group of dazed, tired men, without shoes and discouraged: I cannot obtain nothing more from these brave soldiers, became tired by the privations and starvations».
An advancing patrolling group reported that in a few kilometers there were the enemies, that were ready to make ambush to the Italian soldiers, that were retreating. At hearing this news, the group dismantled.
The major Di Castri stayed with few soldiers and the Italian officers, that joined the 40° btg. Amara, until the 25th oh February, when they had been captured.
As the major Di Castri wrote about his.
Officers, petty officers e Dubat from the VIII group, advanced watchmen from the declaration of war in the Oltregiuba, they always competed each other in ability. The enemy keeping them, onored them.
NOTES:
8) The Dubat, as known as, "Black Arditi "[1], belonged to the italian auxiliary troup. That were used by the Regio Corpo Truppe Coloniali in the Italian Somalia from 1924 to 1941. The nickname Dubat came from an arab exxpression (ضباط; ḍubbāṭ) thatt means "white turbans" (Dub=turbans AT=white). https://it.wikipedia.org/wiki/Dubat.
9) Maybe South afrikaners.
10) https://it.wikipedia.org/wiki/Wajir.
11) Unknown airplane.
12) Maybe Afmadù. https://it.wikipedia.org/wiki/Afmadù.
13) Today as Known as Giamama. https://it.wikipedia.org/wiki/Giamama.
14) https://it.wikipedia.org/wiki/Gelib.